Digital PR: si punta sull’influencer marketing, sentiment ed engagement. Ma in Italia siamo indietro

Una ricerca di Talkwalker, in collaborazione con YouGov, ha fatto luce sullo stato attuale del digital PR. Ecco le aree di interesse dei professionisti del settore.

Venerdì 7 Febbraio 2020
Simone Di Sabatino

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Professioni digitali

Qual è lo stato delle digital PR nel 2020? Domanda legittima se si lavora in un campo che evolve continuamente e necessita di continui aggiornamenti, studi di settore e comportamenti dei consumatori. Bisogna occuparsi anche di SEO e marketing, di social media e influencer marketing? Oggi infatti la linea che traccia il grado di separazione tra digital, social, PR e marketing è sempre meno definita, i singoli ruoli diventano difficilmente definibili e svolgere un lavoro efficace e redditizio è diventato molto più difficile rispetto al passato.
Per fare luce sulle digital PR Talkwalker, società di social listening e analytics, in collaborazione con YouGov, ha stilato un report intervistando 3.700 esperti del settore provenienti da 82 paesi diversi. La ricerca evidenzia come i professionisti delle digital PR, oggi, siano riusciti ad aumentare il loro vantaggio competitivo grazie a una serie di analisi predittive.


Dall’analisi sono emersi risultati molto interessanti che fanno luce sui nuovi strumenti utilizzati per ottimizzare il lavoro di PR. In particolare le media relation e gli uffici stampa hanno ormai lasciato il passo a content marketing (77%), social media management (77%), influencer marketing (67%) e link building per la SEO (56%). Il 91% dei professionisti delle PR italiani hanno affermato che l’influencer marketing rientra a pieno titolo nelle attività di PR sebbene le agenzie di comunicazione del nostro Paese siano poco inclini ad utilizzare nuove piattaforme tecnologiche per assecondare meglio le preferenze dei clienti. In Europa la situazione è generalmente nella media: in Francia, Germania e Italia l’engagement e il sentiment sono ad oggi le metriche più utilizzate per misurare il Return of Investment (ROI).


Dal report di Talkwalker e YouGov balza subito all’occhio un dato incontrovertibile: nel 2020 l’offerta PR deve occuparsi di tutti quei settori come l’influencer marketing, la SEO, il social listening (48%), la crisis e reputation management che non possono più essere visti come aree separate. In tutti i Paesi (Francia 75%, Italia 72%, Stati Uniti 71%) vengono adottate sempre più strategie di social listening ma solo il 15% a livello globale le utilizza per il newsjacking, un dato curioso visto che cavalcare i trend e le news del momento risulta una soluzione estremamente efficace nelle PR. Se prima erano solo i social media manager e i data analyst ad occuparsi di social listening ora il 33% degli addetti ai lavori è occupato dai PR account manager, executive, coordinator, director e vice president.
Quello dell’influencer marketing è un mercato che nel 2020 toccherà cifre vertiginose: secondo l’analisi arriverà a valere 10 miliardi di dollari. I digital PR puntano molto su Facebook (70%) e Instagram (68%), in particolare per le campagne B2C. Il gap aumenta per quelle B2B (65% Facebook e 53% Instagram). In tanti si stanno approcciando alla nuova piattaforma cinese Tik Tok, molto utilizzata dai giovanissimi, l’8% del campione ha affermato di averlo inserito nelle campagne di comunicazione del brand per il B2C, il 4% per quelle B2B.


Negli ultimi anni il panorama delle PR ha dovuto cambiare costantemente per rimanere al passo con le evoluzioni del mondo digitale. Questo è un momento di grande fermento nella industry, dove emergono ogni giorno nuove opportunità e nuovi potenziali che una social PR strategy può offrire” ha spiegato Robert Glaesener, Global CEO di Talkwalker.

Per il report completo clicca qui.


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