ChatGPT accelera la rivoluzione del mercato delle big tech

L’Intelligenza Artificiale generativa sembra aver posto le basi per l’inizio di una rivoluzione, tool sempre più potenti stanno invadendo il mondo digital, cambiando inevitabilmente l’approccio alla navigazione online e le dinamiche lavorative tradizionali. Da Alibaba a Baidu, vediamo le reazioni dei big player al lancio di ChatGPT.

Venerdì 17 Febbraio 2023
Leonardo Galasso

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tecnologia intelligenza artificiale

ChatGPT di Open.AI ha avuto un impatto enorme sull'industria tech, accelerando una sorta di “corsa verso lo spazio digitale”: i colossi del settore stanno implementando rapidamente nuovi tool e software sempre più performanti, che rivoluzioneranno pensiero, cultura e mercati a livello globale.

Alibaba Group, come riportato dal quotidiano 21st Century Herald, ha annunciato lo sviluppo di un tool in stile ChatGPT, per ora in fase di test interni. Questo strumento utilizzerà la tecnologia di apprendimento automatico per fornire risposte in tempo reale ai messaggi degli utenti, imitando il linguaggio umano. Il suo scopo è quello di migliorare la user experience e aumentare l'efficienza dei servizi di customer care. Tuttavia, non sono stati forniti ulteriori dettagli sulla data di lancio o sulle modalità di utilizzo del tool.

Microsoft, proprietaria di Open.AI, prevede di collegare ChatGPT al suo motore di ricerca Bing, mentre lo scorso mercoledì, il gruppo tecnologico cinese JD.com ha affermato che sta cercando di integrare alcune tecnologie simili a ChatGPT nei suoi servizi, come il customer care della sua piattaforma di e-commerce. Reuters riporta che anche NetEase, società di gaming cinese, prevede di implementare tool di AI generativa per potenziare la sua attività educativa.

Molte aziende hanno annunciato lo sviluppo di strumenti simili per implementare i propri servizi, con ampie reazioni del mercato azionario: le azioni del colosso cinese Baidu, ad esempio, sono aumentate del 15% dopo l’annuncio del lancio del suo "ernie bot" - ora in fase di test - previsto a marzo.

La risposta “obbligata” di Google

Anche l’azienda madre di Google, Alphabet, sta pianificando il proprio servizio di chatbot e ha affermato che utilizzerà molta più intelligenza artificiale per il suo motore di ricerca. Google ha un approccio "AI First" dal 2016, quando ha cominciato a sviluppare specifiche tecniche di machine learning e deep learning, arrivando ad investire negli anni oltre 100 miliardi di dollari.

Google ha introdotto nel 2017 l’architettura di reti neurali chiamata Transformer, che costituisce la T del modello GPT (Generative Pre-Trained Trasformer) e ha introdotto LaMDA (Language Model for Dialogue Applications) per sperimentare l’utilizzo di modelli linguistici in applicazioni conversazionali. Nel 2022 è stato lanciato PaLM, ad oggi il modello più potente, con 540 miliardi di parametri - rispetto ai 175 miliardi di ChatGPT.

Google pur essendo in una posizione di forza ha scelto di non lanciare il suo chatbot, preferendo studiare i tanti limiti di questi modelli linguistici, ma l’incursione di ChatGPT ha indubbiamente messo pressione ai dirigenti (i fondatori si sono riuniti nei giorni scorsi a Mountain View). Infatti il CEO Sundar Pichai ha annunciato il lancio di Bard, un servizio di AI conversazionale basato su una versione più leggera di LaMDA. Tuttavia, un errore nella demo di presentazione ha fatto crollare il prezzo delle azioni in Borsa.

La decisione di Google - di ritardare il lancio della sua AI - è dettata dagli evidenti problemi di questo tipo di tecnologia: i modelli conversazionali usano un approccio probabilistico per dare le risposte: la loro affidabilità è limitata e la percentuale di errore non è facilmente stimabile; in secondo luogo, questi modelli possono essere manipolati e fornire risposte inappropriate. Inoltre i costi di addestramento e inferenza sono molto elevati e potrebbero comportare un aumento esponenziale dei costi per l'azienda. Infine, il modello di business del motore di ricerca - basato sulla pubblicità - potrebbe essere influenzato negativamente se i motori diventassero interfacce conversazionali.

La corsa verso sistemi di intelligenza artificiale è tanto entusiasmante quanto problematica: è necessaria un’azione politica nel senso etimologico del termine: prevedere ciò che comporta l’integrazione di questa tecnologia nella sfera pubblica e nella vita quotidiana delle persone.

L’AI può ereditare i pregiudizi presenti nelle fonti di informazione da cui trae i propri dati, creando così output discriminatori, può basare le proprie elaborazioni su informazioni errate o false che sono state diffuse in rete, senza parlare dei problemi relativi a cybersecurity e copyright. Infine, è possibile che sistemi del genere possano cominciare ad apprendere da testi autoprodotti? E in quel caso si potrà parlare dello sviluppo di una “cultura” da parte dell’AI generativa?

La strada è ancora lunga e indeterminata, nel breve periodo probabilmente non vedremo grossi cambiamenti nei motori di ricerca. Sarà importante monitorare costantemente le evoluzioni dell’AI e mantenere un approccio critico nei confronti delle applicazioni di questa nuova tecnologia.

Fonti:

https://www.reuters.com/technology/alibaba-says-it-is-developing-chatgpt-ai-tool-2023-02-08/

https://vincos.it/2023/02/11/lintelligenza-artificiale-trasformera-i-motori-di-ricerca/

https://blog.google/technology/ai/bard-google-ai-search-updates/

https://www.ansa.it/sito/notizie/tecnologia/hitech/2023/02/13/microsoft-1-milione-di-iscritti-per-provare-ricerca-con-ia_54cd51ca-c793-40cd-b814-e111414ee3bb.html


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